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La mancanza di sogni in avanti è una difesa che, per così dire, ha parvenze filosofiche, ma in realtà è ben poco filosofica: senza attesa alcuna delle cose che devono venire. In questo volontario-involontario scetticismo, invece della speranza si annida la paura, invece della comprensione del futuro […] un ante-finale; e ciò fino al momento di andarsene, o addirittura di naufragare con lo sguardo voltato dall’altra parte. Specialmente la paura, dice Sartre, è uno stato che annulla gli uomini; se ciò è vero, vale il vivificante contrario per la speranza intesa in senso soggettivo e, più che mai, oggettivo. E quand’anche poco importi se venga a costare più o meno costruire dei meri castelli in aria, da cui poi risultino i sogni ottativi, adoperati in modo esclusivamente disonesto, la speranza, con il progetto e il raccordo con il ‘possibile a scadenza’, è la realtà più forte e migliore che si dia. [Ernst Bloch]

“utopia pratica”
Un ossimoro, innanzitutto. Una contraddizione che per noi invece una parola d’ordine, una volontà, un indirizzo preciso: trasformare in meglio il mondo che abbiamo intorno, decisamente poco bello – altro che utopico -, perlomeno nei limiti delle nostre possibilità. “Sognare l’impossibile” è uno slogan che non ci rappresenta, non abbiamo proprio bisogno di sognare luoghi meravigliosi e più umani, è ora di immaginarli, di alzare il tiro oltre quello che appare meramente “possibile”, andare più in là, trascendere il dato di fatto.

Utopia Pratica è il nome con cui battezzammo un piccolo gruppo culturale universitario, il Gruppo Utopia Pratica, che nonostante ora si sia spento, negli anni ci ha insegnato che le delusioni pagano; che resistere, credere nei propri sogni, non è poi del tutto vano. Utopia Pratica è la libreria online che abbiamo immaginato e avviato nel 2014, convinti della scommessa, preoccupati da una possibile delusione e al contempo consapevoli di voler fare di più. Non tanto perché “un altro mondo è possibile” – gli slogan, lo abbiamo detto, a noi piacciono poco – quanto perché un altro mondo, o forse più semplicemente un altro modo di vedere e di influenzare le cose, è già qui: nei rapporti che stringiamo con altre persone, negli ideali e nei valori con cui stabiliamo il nostro sentiero nel mondo, nel senso delle cose che facciamo e che siamo capaci di costruire fino a quando saremo capaci di pensare.
Dunque per questo, davanti a un nuovo passo che non sarà un traguardo, sempre Utopia Pratica: per non accettare in ogni caso e a tutti i costi un compromesso al ribasso, per credere nelle proprie passioni e nei propri sogni. Per fare dell’ordinario impossibile, uno straordinario possibile.

Progetto Utopia Pratica
Recuperare libri finiti, perduti, a rischio di distruzione, e donargli una nuova vita. Questo il nostro punto di partenza. Viverci anche, con questa attività, perché negarlo? Tuttavia amiamo l’idea di permettere a un libro, nonostante sia solo una cosa, di continuare la propria storia attraverso i decenni, incontrare nuove mani, nuovi occhi, segnare nuove coscienze. 
Nel frattempo conoscere persone che condividono non tanto la passione per i libri, quanto la passione per la cultura, e stringere con loro un rapporto che non è solo quello del venditore e del cliente. Come il Signor R., che dopo averci conosciuto alla fiera di Torino è venuto a prendere il the da noi durante un acquazzone, o la signora N. che le volte che siamo andati da lei ad acquistare dei libri usciva per comprarci il pranzo. O ancora il Signor E., che non perde mai occasione di farci un enorme in bocca al lupo; i cari amici e colleghi G. e G., conosciuti grazie ai libri e ora compagni inseparabili di questo viaggio.

Il punto è questo: aprire solo una libreria non serve a niente, i libri non si comprano come la spesa al supermercato, bisogna aprire un’Utopia. Un libro, e un libro usato in particolare, è un legame tra persone. Di più, è una possibilità sterminata di legami tra persone: tra chi l’ha scritto e chi lo legge, tra chi lo trova e chi lo cerca, tra chi lo legge e chi lo sente raccontato, tra chi lo vive e chi aspetta di viverlo. Il libro (e con esso la scrittura) è il veicolo principale con il quale testimoniamo la nostra umanità; è storia ed è futuro, è pensiero di fatto e pensiero possibile, è un’utopia e una rivoluzione. Se il libro incarna l’umanità allora costruire un’utopia a partire dai libri vuol dire questo: creare un luogo che sia umano, in cui i libri siano lo stupendo motore e contenitore, ma l’anima siano le persone. Le persone che si incontrano, quelle che si conoscono, quelle che vengono per vedere chi c’è, per passare un pomeriggio; quelle che chiacchierano, si scambiano opinioni, stringono amicizia, immaginano cose meravigliose. Un luogo per umani impossibili, che messo piede al suo interno, scoprano di essere ancora possibili umani.
Noi ci mettiamo i libri e il luogo, voi metteteci gli umani.