Basta la pagina di un giornale, un tele o radiogiornale qualsiasi, di un giorno qualsiasi, di una settimana qualsiasi di un anno qualsiasi per trovare senza ombra di dubbio una delle migliaia di tracce, di ferite, della disumanità che ci circonda.

Non passa giorno, settimana o anno in cui non si ripeta il copione già visto di persone sfruttate, umiliate, condannate ingiustamente, schiavizzate, uccise o lasciate morire intorno a noi, vicino alle nostre nazioni e all’interno delle nostre case.

Una tragedia atroce che giorno dopo giorno tende a normalizzarsi, a divenire parte delle cose fino al punto di non essere più sicuri del limite fino al quale sia possibile spingere la disumanità.

Facciamo francamente difficoltà a credere che il peggio sia passato, ma allo stesso tempo sembra impossibile che fino a questo peggio si sia arrivati: ci domandiamo cosa possa essere peggio dei corpi dei bambini restituiti dal mare, degli schiavi nei campi, delle donne uccise quotidianamente, dei ragazzini freddati dalla polizia, delle bombe sugli ospedali, le librerie e nei mercati, dell’elenco interminabile di disumanità che potremmo continuare all’infinito.

Non c’è niente di peggio, se non lo stesso peggio: la sicurezza che questo peggio non avrà mai fine e che il fondo scavato fin qui continuerà a farsi più ampio domani, e il giorno dopo, e quello dopo ancora.

C’è di peggio che siamo abituati al peggio come parte delle nostre vite e non sembra siano più possibili il meglio, la giustizia, l’umanità.

Eppure alcuni credono. Hanno ancora il coraggio di sognare e di combattere per un mondo migliore; con l’idea fissa e irreprensibile che questo non è per niente il mondo che vogliamo.

A sostegno di questi, delle eroine e degli eroi che ogni giorno ai quattro angoli del mondo trattengono anche solo con un gesto la pala che scava quel fondo, che si oppongono coi loro corpi e le loro idee al fatto che il peggio venga sempre peggiorato e rinnovato, che evocano sia pure un attimo di umanità, di bellezza, di solidarietà, di inclusione e di giustizia…al loro esempio non pensiamo sia possibile sottrarsi.

Per questo crediamo che il mondo della cultura, pur nelle sue difficoltà, non possa ignorare come altri la tragedia e non fare niente. Quello che è possibile fare bisogna farlo, anche se è poco bisogna farlo, se è molto bisogna farlo*.

La campagna Un libro per nessuno, un libro per tutti è un impegno e una promessa di sostegno a quelle realtà, il cui numero è per fortuna sterminato, che cercano in un modo o nell’altro di rendere meno disumano il mondo in cui viviamo. Di sicuro non sposteremo grandi capitali, ma speriamo che l’idea di dedicare una parte possibile di un prodotto commerciale, artigianale o finanziario alla lotta contro la disumanità possa essere contagiosa e sensibilizzare non solo le piccole realtà ma anche quelle più grandi.

Siamo consapevoli del fatto che non basta e che ci vorrà sempre di più, ma bisogna farlo.

Lanciamo allora la prima campagna Un libro per nessuno, un libro per tutti, da oggi e fino al 30 luglio il 20% di ogni libro acquistato all’interno della campagna sul nostro sito o in libreria verrà donato alla Lega Braccianti e alla ONG Sea Watch. Per maggiori informazioni visita la pagina un libro per nessuno

L’utopia è la realtà più forte e migliore che si dia.
Libreria Utopia Pratica

*Vicenzo Macaluso durante una delle sue ultime interviste con Diego Bianchi per Propaganda Live.